Se pedali 692 km…

Tempo di lettura: 3 minuti

…azzeri le emissioni necessarie a costruire la tua bici.

Bello vero? Ok, ma che significa? Ora lo spiego.

Alle porte della scorsa primavera mi interrogai su quanto la bici fosse davvero ecologica. Non nell’uso ma nella sua produzione, tutte le fasi della produzione. Che significa anche valutare l’impatto ambientale nel reperire le materie prime, gli imballi, la logistica interna, il trasporto e così via.

Perché ogni processo produttivo, dal seme alla pianta se vogliamo, produce una certa quantità di Co2, oltre a chili di rifiuti.

Moltiplicando per il numero di pezzi prodotti abbiamo volumi impressionanti.

La bici è il veicolo sostenibile per eccellenza, sicuramente nel suo utilizzo; ma non è detto lo sia nella sua produzione.

Certo, a conti fatti anche se viene immessa nell’atmosfera una certa quantità di Co2 per permettere a noi di pedalare, una volta che sulla bici poggiamo le terga la fermiamo (la Co2, non la bici…), diversamente dai veicoli alimentati a carburanti fossili che inquinano per tutta la loro vita.

Produrre a impatto zero è quasi impossibile allo stato delle conoscenze attuali, molto si può fare per ridurre questo impatto.

Ed è quello che sta facendo Trek, lanciando due anni fa un ambizioso programma di riduzione della Co2 e dei rifiuti in tutto il processo produttivo, sino ad arrivare, per il momento, a questi 692 km del titolo.

Ossia i chilometri necessari affinché la produzione di Co2 che è stata necessaria a produrre la bici sia compensata dal mancato consumo di combustibili fossili.

Il calcolo non è campato in aria ma svolto da un ente esterno: il WAP Sustainability Consulting.

Considerando che per produrre una bici si immettono 174kg di Co2, un litro di benzina produce 2,31 kg di Co2, mediamente con questo litro si percorrono 9,2 km ecco che il calcolo è presto fatto.

Certo, ci sono molte variabili da considerare. Non tutte le bici impongono lo stesso valore di Co2, non tutte le auto percorrono 9,2 km a litro, i 174 kg di Co2 indicati da Trek sono riferiti al loro modello maggiormente venduto ma nel 2019 (ora viene prodotta meno Co2) e questo porta il valore di chilometri necessari a essere differente.

Però è la prima volta che qualcuno cerca di quantificare, di dare un valore che seppure soggetto a oscillazioni resta un valido parametro cui ancorarsi nelle proprie scelte.

D’accordo, per metterci in sella inquiniamo: adesso sappiamo anche quando smettiamo di inquinare e il nostro comportamento andrà a vantaggio di tutti. 

C’è ampio margine di miglioramento ma la strada è quella giusta.

Più volte nei test vi ho raccontato che nella selezione non guardo solo al prodotto ma do molto peso alle politiche ambientali dell’azienda.

Trek è una di quelle realtà produttive che da anni ha scelto di fare qualcosa per l’ambiente.

Non green washing ma azioni concrete.

Seppure sia un colosso mondiale Trek non ha mai abbandonato una sorta di struttura familiare, di quel (raro) capitalismo illuminato che non sacrifica tutto sull’altare del profitto. Una azienda non è un ente di beneficienza, nasce per creare valore. Ma può farlo anche senza rinunciare a temi etici e sociali, un esempio lo abbiamo avuto da noi con Adriano Olivetti.

L’attuale Ceo John Burke è uno che, come dico io, ci crede. Si, con atteggiamenti molto Made in USA, per esempio la fissa di chiudersi tutti in una stanza con una lavagna bianca e riempirla con le idee future. Ma tutti gli innovatori hanno una loro visione, altrimenti sarebbero burocrati.

Per questo Burke, che da anni si spende a favore del pianeta, tempo fa si è rinchiuso nella famosa stanza con la lavagna insieme ai manager dell’azienda e ha posto la domanda: come possiamo ridurre l’impatto ambientale della produzione delle nostre bici?

Con una visione globale, che parte dai fornitori, transita in azienda, coinvolge i rivenditori e finisce col cliente.

E con obiettivi concreti: ridurre del 68% entro il 2032 le emissioni di gas serra dirette da fonti di proprietà controllate e le emissioni indirette derivanti dalla generazione di energia acquistata. Non valori in assoluto elevati perché le emissioni dirette e indirette incidono per meno del 4% sul totale ma il loro abbattimento richiede investimenti molto elevati.

Secondo obiettivo: acquistare elettricità prodotta solo da fonti rinnovabili entro il 2030. 

Terzo obiettivo, il più ambizioso: ridurre del 30% entro il 2032 le emissioni assolute di gas serra indirette che si verificano nella catena del valore Trek, comprese le emissioni a monte e a valle. Queste da sole valgono oltre il 96% del totale delle emissioni, quindi una loro riduzione di un terzo avrà benefici enormi.

Ma il fronte non è solo per combattere le emissioni, quello dei rifiuti è altrettanto importante.

Riprogettando gli imballaggi e rinunciando a molte parti in plastica c’è stata la riduzione di oltre 241 tonnellate l’anno.

Non può mancare una chiara politica sul riciclo, sia per la plastica che per l’alluminio usati nella produzione di bici, accessori e componenti.

Non sfugge l’abbigliamento che ha permesso di riciclare oltre 2,2 tonnellate di rifiuti tessili e bottiglie di plastica nella loro produzione.

Nel 2022 è stato inaugurato l’accordo con Call2Recycle per riciclare le batterie delle e-bike Trek giunte a fine vita.

Poco alla volta il parco veicoli necessario alle attività aziendali viene sostituito con veicoli a basso impatto ambientale.

C’è molto, c’è ancora da fare ma la strada è quella giusta. 

Potete trovare tutti i dettagli nell’interessante report che vi linko a fine articolo e di cui vi consiglio caldamente la lettura. Non avrebbe avuto senso riportare qui tutti i dati, sarebbe stato solo un lavoro di copia e incolla privo di originalità.

Qui preferisco scrivere le mie considerazioni e perdonate se stavolta sono velate di amarezza.

Mai nascosto di avere enorme fiducia nelle nuove generazioni, non prendiamo a parametro le cronache che ci presentano delinquenti alla guida, rapper accusati dei più vari reati, rampolli di “buona famiglia” che abusano di ragazze vulnerabili. Non sono la maggioranza, fanno solo notizia.

E nemmeno mai nascosto quanto trovi stucchevoli le affermazioni dei miei coetanei sui noi che abbiamo vissuto gli anni più belli; perché si, erano anni spensierati ma tanto dei disastri attuali sono frutto proprio di quegli anni.

Leggendo le date, di Trek come dei piani messi a punto della UE, appaiono lontane seppur vicine.

Vicine nel tempo, lontane all’orizzonte.

Siamo in un momento di enormi sconvolgimenti mondiali, mai così tanti fronti di guerra dal ’45, scenari imprevedibili, mancanza di leadership autorevole, tanti piccoli mediocri dittatori disposti a tutto per mantenersi al potere, mi chiedo che senso ha star qui a parlare di emissioni, di rifiuti, di riciclo quando in poche ore tutto svanisce in una qualunque delle zone di battaglia.

Questo è un blog di biciclettine, nulla di serio. Dovreste, anzi, dovete pretendere di trovare gaiezza venendo qui, non certo deprimervi.

Eppure so che siete lettori attenti, interessati non solo al nostro mondo a pedali. Non vivete chiusi in questa bolla. Non siete persone che guardano una foto senza capirla o si fermano al titolo e sparano la loro sciocchezza.

Io non ho mai guardato alla bici in sé, ho sempre ritenuto pedalare la naturale conseguenza di un certo modo di vivere e pensare e credo che questo sia un sentire comune a molti di noi.

Un sentire comune che mi spinge a battere molto sui temi ambientali perché da loro dipende il nostro futuro e quello delle nuove generazioni. Ma ancor più dipendono le sorti attuali del Pianeta, soprattutto sul piano geopolitico.

La scarsezza di risorse idriche, la desertificazione, il repentino cambiamento climatico, la necessità di garantirsi le materie prime sono alla radice di tanti sconvolgimenti attuali.

Con le nostre scelte possiamo incidere, cambiare in meglio.

I nostri comportamenti sono una goccia, d’accordo. Ma gli oceani si sono formati una goccia alla volta. E diversamente da quanto ho sentito qualche giorno fa, la goccia erode anche la roccia…

Questo il link al report di Trek

Buone pedalate


Mobilità, sostenibilità, bike economy e temi legali 

COMMENTS

  • <cite class="fn">Franco</cite>

    Graditissima distrazione da tecnica e test. È la prima volta che vedo questo dato. I km a pareggio della CO2 sono a mio avviso ottimistici per diversi fattori, ma se diciamo che sono 1500km invece 6-700, va bene lo stesso. Nella vita di una bici sono facilmente raggiungibili da qualsiasi tipo di utente a conferma dell’efficienza della bicicletta. Ovviamente non dobbiamo mettere in conto l’uso amatoriale, ma quello sostitutivo di altri mezzi. Anche se noi appassionati avremmo pedalato lo stesso, è pur sempre vero che nelle giornate spese in bici l’auto rimane ferma. Grazie mantenere l’attenzione su questi temi !

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Franco, più che ottimistico è variabile, perché basta cambiare uno dei fattori e il risultato è diverso.
      Questi 692 km sono calcolati da un ente terzo e indipendente, suscettibili di miglioramento soprattutto se la Co2 si abbassa nella produzione delle bici.
      Ma, come giustamente rilevi, fossero anche qualcosa in più, non sarebbe un orizzonte temporale così distante.
      E si, qui parliamo di mobilità sostenibile, argomento non da appassionati ma che agli appassionati potrebbe interessare.

      Fabio

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